Dopo gli Usa, i gruppi anti-aborto vogliono aumentare le pressioni su Bruxelles. Un gruppo di eurodeputati chiede alla presidente Metsola di metterli alla porta
Articolo pubblicato su in data 30 giugno 2022.
Di Eleonora Mureddu
Mentre tutti gli occhi sono puntati sugli Stati Uniti e sull’annullamento della Roe vs Wade, la sentenza che garantiva il diritto all’aborto, battaglie per garantire il diritto all'interruzione di gravidanza continuano a imperversare in Europa e nel mondo. Diversi eurodeputati temono che il dibattito americano dilaghi in Europa e chiedono, in una lettera inviata alla presidente dell’eurocamera (e convinta antiabortista) Roberta Metsola, che le lobby pro-life siano bandite dalle sale riunioni di Bruxelles e Strasburgo.
“Nell’Eurocamera non c'è spazio per la loro agenda tossica contro le donne", ha twittato Samira Rafaela, parlamentare del gruppo iberale di Renew e tra i firmatari della lettera. "Gli Stati Uniti stanno tornando indietro nel tempo e quello che vediamo succedere sta già avanzando in Ungheria, Polonia e anche nei Paesi Bassi", ha affermato la politica olandese. “L'Europa ha una cinquantina di organizzazioni che si battono contro l'aborto, sono in stretto contatto con il movimento americano. La lobby sa come arrivare al Parlamento europeo", ha continuato la deputata.
Secondo le regole, il Parlamento europeo può decidere di vietare alcuni gruppi di interesse, ma come spiega Politico, è difficile che questa richiesta possa essere ascoltata. Le preoccupazioni sono fondate, in particolare a Malta e in Polonia: entrambi i Paesi, fortemente cattolici, hanno due delle politiche sull'aborto più restrittive dell'Ue. Malta in particolare, il Paese della presidente Metsola, ha mantenuto un divieto ininterrotto di aborto in tutti i casi dal 1724, mentre la Polonia ha approvato un divieto de facto molto controverso sui servizi di aborto alla fine del 2020.
Per gli oppositori dell'aborto in Europa, l’annullamento della Roe vs Wade ha confermato la convinzione che l'opinione pubblica e, forse ancora più importante, le politiche pubbliche possono essere cambiate. "È un risultato molto positivo, che sarà preso in considerazione da altri giudici", ha dichiarato Grégor Puppinck, direttore del Centro europeo per la legge e la giustizia e uno dei più grandi nomi dell'attivismo antiaborto in Europa, poche ore dopo l'annuncio della decisione della Corte Suprema. "Penso sia ovvio che 50 anni dopo la Roe v. Wade, l'aborto è ancora un problema, e lo sarà sempre", ha aggiunto.
"La normalizzazione non è possibile". Puppinck, originario del Quebec e che ha studiato legge in Francia, dirige la fondazione legale da Strasburgo, dove sta portando avanti una strategia ispirata al movimento antiabortista americano, con finanziamenti e sostegno da parte di sostenitori negli Stati Uniti. Rilasciando pareri legali e rappresentando i clienti in cause giudiziarie, l'Eclj spinge per interpretazioni conservatrici della legge su temi come la libertà religiosa, il suicidio assistito e, naturalmente, l'aborto, presso la Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu) e altre organizzazioni internazionali.
Nel corso degli anni, Puppinck si è fatto un nome. È stato consulente del Vaticano ed è stato premiato dal governo italiano per i suoi servizi legali in una causa sul diritto di appendere crocifissi nelle scuole pubbliche. A maggio ha tenuto un discorso alla Conservative Political Action Conference (Cpac) di Budapest, dove ha inveito contro il socialismo, il postmodernismo e il presidente francese Emmanuel Macron. La versione annuale statunitense della conferenza è un appuntamento politico di primo piano per il Partito Repubblicano americano. Nell'edizione ungherese, che non a caso si è tenuta nella capitale del governo di destra di Viktor Orbán, Puppinck è stato affiancato da alcuni pesi massimi della destra americana, tra cui il conduttore di Fox News Tucker Carlson.
Di recente sono emersi documenti che rivelano una dettagliata strategia estremista chiamata Ristabilire l’Ordine Naturale: un’Agenda per l’Europa, che mira a rovesciare le leggi esistenti sui diritti umani fondamentali legati alla sessualità e alla riproduzione come il diritto al divorzio; per la donna l’accesso alla contraccezione, alle tecnologie di riproduzione assistita o all’aborto; l’uguaglianza per le persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali o intersessuali o il diritto di cambiare genere o sesso senza temere ripercussioni legali. Il gruppo iniziale di attivisti è cresciuto fino ad attrarre oltre 100 organizzazioni contro i diritti umani, contro i diritti delle donne e anti Lgbt+ provenienti da oltre 30 Paesi europei e ora si chiama “Agenda Europa”.
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