Il lobbying è un’attività fondata sulle competenze e sulla professionalità dei suoi attori che si intreccia, ormai sempre più frequentemente con una strutturata azione di comunicazione, un’attenta definizione dei messaggi, la creazione di bubble che influiscono sulle dinamiche del dibattito pubblico e la diffusione delle informazioni. Se a questo ci si aggiunge una sana dose di ironia abbiamo tutto ciò che caratterizza Lobby.stagram, una pagina social nata alcuni mesi fa e che, fin da subito, ha attirato l’attenzione degli attori della “bolla istituzionale” con storie, post e meme rigorosamente incentrati sull’attualità politica e la quotidianità del lobbista.
Ciliegina sulla torta: l’anonimato. Tutti vorrebbero sapere quali menti si celano dietro questa pagina, ma è il segreto meglio custodito al mondo.
Il lobbying è un’attività fondata sulle competenze e sulla professionalità dei suoi attori che si intreccia, ormai sempre più frequentemente con una strutturata azione di comunicazione, un’attenta definizione dei messaggi, la creazione di bubble che influiscono sulle dinamiche del dibattito pubblico e la diffusione delle informazioni. Se a questo ci si aggiunge una sana dose di ironia abbiamo tutto ciò che caratterizza Lobby.stagram, una pagina social nata alcuni mesi fa e che, fin da subito, ha attirato l’attenzione degli attori della “bolla istituzionale” con storie, post e meme rigorosamente incentrati sull’attualità politica e la quotidianità del lobbista. Ciliegina sulla torta: l’anonimato. Tutti vorrebbero sapere quali menti si celano dietro questa pagina, ma è il segreto meglio custodito al mondo. Lobby.stagram siete una pagina social che fa contenuti per addetti ai lavori e volete mantenere l’anonimato. Chi vi cura la brand reputation? Innanzitutto vogliamo ringraziare te e tutta la redazione per questa possibilità di raccontarci. Brand Reputation, di una pagina anonima? Non scherziamo. Reputazione mai avuta, ma neanche ci interessa. Tuttavia constatiamo il fatto che sono i nostri stessi followers a crearla, traiamo linfa vitale dal loro sostegno: non sai quanti ci scrivono “grazie” per i nostri meme che sono per molti un divertente svago della realtà del lobbying italiano. Il totale disinteresse alla nostra brand reputation è di fatto la nostra stessa identità. Siamo passati dalla regolamentazione alla memizzazione delle lobby. State riconfigurando l’approccio al tema con l’irriverenza. Funziona? Quali sono i feedback? “Tutto il resto è meme” avrebbe forse cantato Califano. La memizzazione delle lobby ci piace, ora che lo dici pensiamo che leggendo tra a qualcuno dei nostri stakeholders di fiducia potrebbe venire in mente una proposta di legge per l’istituzione del registro dei meme. Ormai tutta la bolla si presta a questo gioco dei meme, noi abbiamo solo trovato uno spazio in cui giocare la nostra partita. I risultati sono sensazionali per due ragioni. La prima è che abbiamo sfondato un muro di gomma, e cioè che questo mestiere fosse appannaggio soltanto di alcuni oscuri signori: abbiamo reso popolare ciò che per un certo sentire comune (errato) è impopolare. La seconda ragione è che abbiamo avvicinato i capi ai gregari, unito chi comanda con chi esegue, junior e senior, il motivo di questo effetto è molto semplice: i meme colpiscono tutti nessuno ne è immune. Negli ultimi mesi prima avete vinto la classifica reputazione della Lista Fortune 2022 – Campioni del Public Affairs, poi siete stati primi nella quarta serata di Sanremo. Cosa bisogna fare per fermarvi? Ci hanno già provato hackerandoci la prima pagina, che ora è una sorta di archivio della bubble, una prima stagione di lobbystagram (se mai uscisse una serie su di noi). Ma questo non ci ha fermato siamo ripartiti da zero e la fiducia delle persone che ci vogliono bene ha ripagato i nostri sforzi. Anche se a qualcuno pensiamo di stare sulle palle, o di aver pestato qualche piede, siamo una voce libera e andiamo avanti con una semplice regola: far divertire con l’ordinario, quel rocambolesco day by day che conosce bene solo chi vive di questo mestiere. Si è conclusa da poco la Lobby Cup. La finale vinta da Inrete per un punto su Utopia Lab è stato un colpo di scena magistrale. Qualche supersegnalato o conflitti di interessi da confessare? Premessa pensavamo che avremmo dovuto creare noi profili falsi per far votare alla LobbyCup, e invece il popolo della bolla ha smobilitato colleghi, sorelle, parenti, fatto patti con il demonio, svegliato a tarda notte leader di Partito e perfino allertato la terza camera di questo paese. Di questo non possiamo che ringraziare tutti i partecipanti che hanno contribuito, il merito di questo show è solo loro: per via degli uffici del vicario fino giù a piazza firenze, da via della scrofa e fino al tritone e piazza di pietra non si parlava d’altro. Lo possiamo dire, abbiamo fatto una scommessa interna e nessuno di noi aveva scommesso su di loro in finale. Vedere in finale la sfida Inrete-Utopia, Dattoli-Zurlo ci ha molto sorpresi. E’ stata una finale durissima, senza esclusione di colpi ma all’insegna della correttezza più assoluta (quella che si può avere in una competizione che abbiamo definito “senza regole”). La Lobbycup è stata il teatro di una rivalità come quella tra la Albiceleste e la Seleção; tra Federer e Nadal; tra Muhammad Ali e Joe Frazier…finali così le vedi una volta nella vita. Nessun conflitto d’interesse solo reale spettacolo per i tifosi. Ora cosa dobbiamo aspettarci? Abbiamo tante cose in cantiere, ma prima ci concentreremo sulla nostra vera battaglia di lobbying: inserire gli incentivi per i meme nella proposta del codice sugli incentivi. Anticipiamo però che a maggio altro giro altra corsa…vedrete!
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